Esiste la possibilità di progettare ambienti architettonici più confortevoli, favorevoli ed addirittura migliorativi dello stile di vita per chi ha una disabilità intellettiva? Norme, Codici e linee guida hanno migliorato lo standard vitale ed abitativo dei disabili fisici e, da qualche anno, dei disabili sensoriali.
Ma in quale situazione si trovano i disabili intellettivi?
Una stima di massima del Ministero della Salute quantifica il disturbo autistico in Italia in 1 persona ogni 77 tra i giovani, ovvero 600.000 persone con autismo se sommate agli adulti; a questo numero, già di per sé impressionante, andrebbero aggiunti quanti si trovano in condizione di Sindrome di Down e quanti navigano sullo spettro autistico, dagli iposensibili fino agli ipersensibili, raggiungiamo e superiamo il numero di 1 milione di Italiani. Se aggiungiamo inoltre la difficoltà a riconoscere l’autismo e la mancanza di un censimento ufficiale, il numero finale può raggiungere ancora superiori, come prospettato dal CENSIS.
L’esperienza ad oggi maturata per una inclusione completa nel mondo dello sport per i portatori di diversa abilità, sia fisica che sensoriale che intellettiva, ha evidenziato come attualmente sia necessario affrontare ed approfondire innumerevoli aspetti che interessano, sia a livello progettuale che di esecuzione, scelte e tecnologie architettoniche che debbono considerare aspetti non sempre conosciuti, a livello professionale, in maniera esauriente data la complessità degli stessi.
La SCAIS ritiene che proporre un approfondimento di questi aspetti, con un conseguente miglioramento della vita e della socialità di quanti quotidianamente sono chiamati ad affrontare nel mondo delle disabilità ulteriori difficoltà rispetto a quanti costituiscono la popolazione normodotata, sia una necessità morale ed etica per quanti sono chiamati a progettare e costruire strutture e spazi che siano effettivamente inclusivi e che contribuiscano, come priorità e finalità, a permettere un miglioramento della vita di ognuno.
Gli impianti sportivi costituiscono il necessario supporto per lo svolgimento delle attività sportive, formative e ricreative e rappresentano un grande dispositivo di coesione sociale. Occorre quindi ripensare la loro offerta, rispondendo a una domanda in continua evoluzione e riqualificando le strutture esistenti per rendere gli impianti sportivi accessibili a tutti.
Per tale motivo la SCAIS, in collaborazione con Special Olympics Italia, oltre agli Ordini Professionali di Ingegneri ed Architetti, e al CONI con Sport e Salute, con il patrocinio di Unitel, ha voluto portare alla ribalta il tema delle barriere architettoniche con un convegno presso il Salone d’Onore del CONI, dal titolo “Barriere architettoniche e disabilità intellettive. Lavori in corso”.
L’evento ha destato un forte interesse nella platea presente in sala, ponendo una pietra miliare nel percorso che dovrà portare a interventi legislativi che abbattano le barriere fisiche e culturali che impediscono alle persone con autismo ed altre disabilità intellettive particolari, di poter usufruire di spazi, locali, impianti e strutture come tutti gli altri.
L’evento ha fatto il punto sul lavoro avviato nel precedente convegno di giugno, e si è incentrato sul racconto delle esperienze ad oggi maturate per una inclusione completa nel mondo dello sport per i portatori di diversa abilità, sia fisica che sensoriale che intellettiva, che ha evidenziato come attualmente sia necessario affrontare ed approfondire innumerevoli aspetti che interessano, sia a livello progettuale che di esecuzione, scelte e tecnologie architettoniche che debbono considerare aspetti a livello professionale non sempre conosciuti in maniera esauriente data la complessità degli stessi. Gli impianti sportivi in particolare – in quanto supporto necessario per lo svolgimento delle attività sportive, formative e ricreative – devono essere resi accessibili a tutti.
Dopo il saluto introduttivo dell’ing. Dario Bugli, che quale presidente SCAIS ha fatto gli onori di casa, si sono alternati sul palco il presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma, Alessandro Panci; Silvia Torrani, vice presidente Ordine Ingegneri di Roma; Marco Di Paola, presidente Fise (Federazione italiana sport equestri) e componente della Giunta nazionale Coni; Alessandro Palazzotti, vice presidente Special Olympics Italia.
A ricordare come l’incontro rappresenti una tappa del percorso intrapreso il presidente di Scais, illustrando l’importanza della collaborazione con gli architetti e gli ingegneri di Roma, «i due più grandi ordini professionali d’Europa, ha auspicato di sfondare innanzitutto le barriere mentali connesse alla scarsa con conoscenza del mondo della disabilità». Lo stesso relatore ha poi ricordato come ad occuparsi della sport per le persone con disabilità intellettiva sia Special Olympics Italia e come l’obiettivo sia di «arrivare anche in questo campo ad avere norme di indirizzo per la gestione di impianti sportivi».
A seguire il rappresentante del CONI, ing. Tommaso Viti, ha partecipato garantendo che il Comitato farà la sua parte attivandosi per rendere sempre più accessibili anche per i disabili intellettivi i suoi impianti sportivi; così i due ordini dell’area metropolitana, le cui presenze contemporanee sono segno dell’importanza del tema per l’intera categoria professionale.
Lo sport «rappresenta una filiera valoriale fondamentale – ha poi rimarcato Marco di Paola, componente di giunta del Coni e presidente Fise , una parabola che insegna come dalle sconfitte si possano ottenere delle vittorie. Spesso confondiamo lo sport con pratica e primati agonistici, invece nella realtà è un momento formativo importantissimo per le famiglie: un grande valore che si esprime anche sul fronte delle disabilità. In questo ambito lo sport equestre ha un ruolo speciale, grazie alla presenza dei cavalli, per i quali siamo tutti uguali, senza distinzioni di alcun genere».
Molto interessante l’intervento di Paolo Zampiceni, presidente dell’Associazione Autismando di Brescia, da lui fondata insieme ad altri genitori di bambini e ragazzi con autismo con l’intento di sensibilizzare la società e le istituzioni bresciane al problema delle persone con autismo. Il suo intervento ha cercato di spiegare quali siano le difficoltà a cui queste persone vanno maggiormente incontro nella vita quotidiana e quali siano, dalla sua esperienza di padre, le possibili soluzioni per raggiungere obiettivi quali l’autonomia, la partecipazione e il miglioramento della qualità della vita di questi ragazzi.
Prima di lui Fabio Bugli ha proposto durante il suo intervento un’ipotesi di strategia architettonica che possa essere messa in atto per superare le barriere architettoniche per i disabili intellettivi , che sono molto diverse da quelle per i disabili fisici, elaborata partendo da un suo approfondito studio su quanto è già stato fatto in tal senso all’estero, auspicando di poter contribuire a colmare il vuoto normativo che esiste oggi in Italia su questo tema.
“Trovarsi davanti ad un foglio bianco, con la matita in mano, ma senza riferimenti normativi, né manuali o linee guida approvate: questa è la situazione in cui attualmente si trova un progettista” ha dichiarato il Collega, per poi proseguire: “I sette principi dell’Universal Design possono costituire per molti un punto di arrivo, ma per un disabile intellettivo sono solo il punto di partenza. Ricerche recenti mostrano che la chiave per progettare per l'autismo sembra ruotare attorno alla questione dell'ambiente sensoriale e della sua relazione con il comportamento autistico.”
Il passaggio ulteriore dell'intervento è stata la Teoria del design sensoriale, che stabilisce che alterare favorevolmente l'ambiente sensoriale può favorire comportamenti autistici positivi e costruttivi.
“L’ambiente che noi architetti disegniamo è qualcosa che può essere manipolato a beneficio dell'utente autistico, e di conseguenza il comportamento autistico può essere influenzato favorevolmente alterando l'ambiente sensoriale creato dai luoghi e dai materiali, aprendo la strada ad una nuova teoria applicativa del design e dell’architettura a favore dei disabili intellettivi.”
A seguire, nel corso del seminario si sono alternati interventi di diversi relatori sui temi connessi al focus della giornata: dalle nuove strategie e tecnologie per l’abbattimento delle barriere architettoniche per disabili intellettivi all’approfondimento su bisogni ed esperienze nell’autismo; da esempi di applicazioni concrete illustrate da gestori di impianti sportivi, alla riflessione su norme, limiti e realtà in ambito fisico-sensoriale-intellettivo ed alla situazione sul territorio romano.
Da segnalare anche la presenza dell’Istituto per il Credito Sportivo nella persona della Dott.ssa Debora Miccio che ha presentato alcuni strumenti utili per il finanziamento di attività a supporto del superamento delle barriere architettoniche, che come Banca dello Sport, l’Istituto è in grado di erogare.
La vivace partecipazione di ingegneri, architetti e di responsabili di associazioni di settore, ha mostrato come il tema affrontato abbia risvegliato un forte interesse nel mondo dello Sport e dell’architettura e proprio per questo avrà un seguito: la SCAIS, ASI e Special Olympics, hanno già infatti promesso al pubblico un futuro evento in cui verranno illustrati i risultati ottenuti grazie all’impegno di tutti coloro che vorranno partecipare insieme a loro per spingere le Istituzioni ad attivarsi su l'ambizioso progetto: scrivere le linee guida per l’abbattimento delle barriere architettoniche per disabili intellettivi, alle quali Unitel si propone di fornire un fattivo contributo soprattutto ponendosi come interfaccia rispetto agli Enti Locali.
Articolo di Fabio Bugli, Presidente del Comitato Scientifico di Scais, apparso nell'ultimo numero de "Il Nuovo Giornale dell'UNITEL".
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