In tempi di ripresa dagli effetti dell'emergenza pandemica molto si è parlato dell'organizzazione del lavoro e delle città, anche in vista della riattivazione delle dinamiche lavorative usuali, con una progressiva riduzione dello smart working e del lavoro agile, e dal riattivarsi degli spostamenti individuali. Con diversi Decreti il Governo ed i Ministeri competenti hanno riportato in luce la figura del Mobility Manager e del suo ruolo sia nell'organizzazione degli spostamenti casa-lavoro o casa-scuola, sia nella pianificazione della mobilità cittadina, anche all'interno del processo di formazione dei PUMS - Piani Urbani della Mobilità Sostenibile.
Ma c'è uno strumento, ideato oltre 20 anni fa, che poteva, e potrebbe, dare una grossa mano ad organizzare i tempi delle città, anche in ausilio al lavoro del Mobility Manager d'Area. Parliamo del Piano Territoriale degli orari, previsto dall'art. 24 della Legge 8 marzo 2000, n. 53, che, per promuovere un equilibrio tra tempi di lavoro, di cura, di formazione e di relazione, anche mediante il coordinamento dei tempi di funzionamento delle città e la promozione dell'uso del tempo per fini di solidarietà sociale, dovrebbe, anche attraverso progetti sperimentali, organizzare il funzionamento dei diversi sistemi orari dei servizi urbani e la loro graduale armonizzazione e coordinamento.
I comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti, secondo la legge, tuttora in vigore, sono tenuti ad individuare un responsabile cui è assegnata la competenza in materia di tempi ed orari mentre i comuni con popolazione non superiore a 30.000 abitanti possono individuare un responsabile anche in forma associata. Le linee guide del piano sono elaborate dal Comune, o dall'associazione di Comuni, attraverso forme di consultazione con le amministrazioni pubbliche, le parti sociali, e le associazioni del territorio.
Nell'elaborazione del piano si tiene conto degli effetti sul traffico, sull'inquinamento e sulla qualità della vita cittadina, degli orari di lavoro pubblici e privati, degli orari di apertura alpubblico dei servizi pubblici e privati, degli uffici perifericidelle amministrazioni pubbliche, delle attivita' commerciali, nonché delle istituzioniformative, culturali e del tempo libero. Il piano è approvato dal consiglio comunale su proposta del sindaco ed è vincolante per l'amministrazione comunale, che deve adeguare l'azione dei singoli assessorati alle scelte in esso contenute. I comuni capoluogo di provincia sono tenuti a concertare con i comuni limitrofi, attraverso la conferenza dei sindaci, la riorganizzazione territoriale degli orari. Alla conferenza partecipa un rappresentante del presidente della provincia.
Un piano utilissimo, che collegato ad altre pianificazioni, potrebbe risolvere diversi problemi legati alla congestione urbana e all'organizzazione dei servizi di mobilità e sociali, che però è stato pressochè ignorato. L'elaborazione dei piani venne anche finanziata attraverso le Regioni, che emanarono norme apposite, e diversi Comuni si sono dotati della pianificazione dei tempi e degli orari, senza però, purtroppo, applicarla. Ma la storia recente ci ha insegnato quanto sia importante governare i tempi della città, per evitare la congestione dei trasporti e degli spazi pubblici, per ottimizzare l'utilizzo delle infrastrutture e dei servizi di mobilità, per conciliare le attività lavorative con la vita quotidiana.
Sarebbe quindi il caso, anche a livello di Governo centrale, di rispolverare la legge, integrandola con le nuove disposizioni nel frattempo intervenute, in modo da poter supportare i Comuni nella redazione e applicazione del piano? I tecnici degli enti locali, da decenni abituati a pianificare e coordinare obblighi e opportunità che si susseguono, ormai quotidianamente, sono di certo pronti, ma hanno bisogno di un quadro normativo chiaro e coordinato e, soprattutto, di personale formato, ed in numero sufficiente, per affrontare la sfida della sostenibilità, non solo ambientale ma anche, e soprattutto, del benessere sociale.
Articolo di Raffaele Di Marcello - componente del Comitato di Redazione UNITEL e membro del Centro Studi e del Consiglio Nazionale FIAB - Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta.
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