di Raffaele Di Marcello – Architetto – Direttore Nuovo Giornale UNITEL
L'ultima dichiarazione del Ministro Salvini, che ha annunciato una circolare del MIT dove verrà indicato il costo delle oblazioni necessarie per sanare le irregolarità edilizie, ai sensi del nuovo decreto Salva Casa, riporta alla luce una definizione che spesso ricorre nel commentare norme relative ad edilizia e lavori pubblici: la cosiddetta "paura della firma".
Ma i funzionari pubblici sono veramente così pavidi da aver bisogno di essere rassicurati da una circolare ministeriale?
Dopo le tante osservazioni giunte da tecnici, giuristi, dipendenti pubblici ed operatori economici il Ministero delle Infrastrutture sta preparando una circolare esplicativa contenente una sorta di "listino prezzi", con lo scopo di aiutare i Comuni, per calcolare l’ammontare delle oblazioni da richiedere ai cittadini i quali vogliano regolarizzare piccole difformità edilizie, come previsto dalla norma "Salva Casa".
Al di là del fatto che le criticità interpretative del D.L. 69/2024, come convertito con legge 105/2024, sono molteplici, e che forse la determinazione delle somme da richiedere è l'ultima delle preoccupazione dei tecnici comunali, restando, tra l'altro, il nodo delle sanzioni da determinare sulla base di valutazioni fatte dall'Agenzia delle Entrate (con tutte le ripercussioni, di tempo e di spese, che ne conseguono), salta all'occhio la giustificazione data dal Ministro Salvini in merito alla necessità di tale circolare.
Il Ministro, infatti, ha spiegato che l’esigenza di una circolare esplicativa nasce dall’esigenza di contrastare la c.d. paura della firma da parte dei funzionari comunali, particolarmente preoccupati, a suo dire, a causa delle indagini condotte dalla procura di Milano, aventi ad oggetto alcune possibili irregolarità nei cantieri.
Occorre quindi, secondo il Ministro, rassicurare i funzionari comunali, dando loro una sorta di vademecum, magari con figure esplicative, che li esoneri, almeno psicologicamente, dal dovere eseguire "complicati" calcoli attinenti a valori immobiliari, fatte salve, comunque, tutte le altre difficoltà interpretative ed applicative di norme (il salva casa è solo l'ultima di una serie di normative, statali e regionali, che hanno messo in ginocchio le fragili strutture comunali).
Ma, realmente, i funzionari pubblici, e quelli comunali in particolare, hanno "paura" di assumersi responsabilità per le quali sono "pagati" (poco, in verità) e delle quali sono comunque consapevoli?
Va ricordato che l'art. 28 della Costituzione della Repubblica Italiana recita, testualmente: «I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici», ponendo sullo stesso piano, rispetto alle responsabilità civili, penali e amministrative, i dipendenti e gli enti da cui dipendono. La responsabilità di un qualsiasi impiegato pubblico, quindi, è cosa ben nota, agli stessi dipendenti della pubblica amministrazione in primis, e non è certo una sorta di "incapacità" di questi ultimi, da colmare con paternalistici provvedimenti da parte dello Stato, a causare ritardi e inadempienze nella gestione della macchina pubblica.
Prendo in prestito quando riportato dal sito altalex
(https://www.altalex.com/documents/news/2022/01/03/il-funzionario-pubblico-e-la-paura-della-firma)
per riportare quanto affermato dal primo del Procuratore regionale presso la Corte dei Conti del Veneto, Paolo Evangelista, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2021 e dal Procuratore generale della Corte dei conti Angelo Canale in un convegno tenutosi a luglio 2021 a Madonna di Campiglio (TN).
Il dott. Evangelista afferma: «Suscita non pochi dubbi la considerazione che, alla base della scelta del legislatore, vi sia il convincimento che il timore di incorrere nella responsabilità amministrativa-contabile determinerebbe la c.d. «paralisi della firma» dei funzionari e dirigenti pubblici, inducendoli a condotte dilatorie ed ostative al valore del «fare» ovvero al perseguimento dell’efficacia, efficienza ed economicità dell’agire pubblico». Secondo Evangelista le cause che ostacolano l’efficienza e l’efficacia dell’agire della P.A. hanno ben altra origine: la complessa disciplina normativa e regolamentare tra cui divincolarsi (a titolo di esempio, in materia di appalti pubblici), la frammentazione e la sovrapposizione delle competenze ma anche la farraginosità dei processi decisionali.
Dello stesso parere è anche Angelo Canale, Procuratore generale della Corte dei conti. Nel convegno, tenutosi a Madonna di Campiglio dal titolo «Pubblica amministrazione e impiego pubblico: prospettive di riforma nel quadro delle iniziative di ripresa del Paese», Canale ha dichiarato che «(…) non si tratta di paura della firma ma, piuttosto, di paura di fare a causa della giungla normativa, della scarsa preparazione e della penuria dei mezzi con cui si devono confrontare le amministrazioni pubbliche e i loro dirigenti e amministratori».
In un’altra occasione, il dott. Canale ha sostenuto che «... illustri studiosi hanno evidenziato che la «paralisi del fare», che esiste e certamente va contrastata, è tuttavia ascrivibile in larga misura alla farraginosità delle regole, alla esondazione o ipertrofia normativa, alla tortuosità dei percorsi decisionali... (Intervento al Convegno «La Corte dei conti ai tempi del “Recovery plan: quale ruolo tra responsabilità amministrativa-contabile, semplificazioni e investimenti», organizzato dal Centro di ricerche sulle amministrazioni pubbliche “Vittorio Bachelet” dell’Università Luiss “Guido Carli” e dalla Corte dei conti, svoltosi il 25 marzo 2021 ).
Quindi, come autorevolmente affermato dagli stessi magistrati contabili, non è la "paura della firma" a bloccare la macchina amministrativa, ma è la cattiva organizzazione dell'intero apparato pubblico, compresa la scarsa qualità di norme, statali e regionali, che aggiungono confusione a confusione, affidandosi a successive interpretazioni giurisprudenziali, spesso contrastanti, e a circolari e pareri di organismi che si sostituiscono al legislatore per rendere comprensibile ciò che comprensibile non è.
È perciò vero che il funzionario pubblico ha timore, ma non di assumersi le proprie responsabilità; piuttosto ha paura di chi dovrebbe guidarlo e supportarlo, con norme chiare e provvedimenti non contraddittori. E per questa paura non c'è circolare che tenga.
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