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I pannelli solari cinesi vittime del basso costo: in bancarotta il colosso Suntech

Pubblicato il 02/05/2013

La Suntech ha dichiarato bancarotta. Il gruppo cinese, un tempo numero uno al mondo per la produzione di pannelli solari, ha dichiarato l'insolvenza, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua.

L'eccesso di offerta di pannelli a basso costo da parte dei produttori cinesi e le dispute commerciali, che hanno portato a dazi antidumping da parte di Stati Unite e Ue, sono stati i fattori che hanno provocato una spettacolare inversione delle fortune del colosso cinese, passato in neanche un anno dalla leadership globale del settore alla bancarotta, dopo aver dichiarato pochi giorni fa l'insolvenza su un preastito obbligazionario da 541 milioni di dollari.

Ma, secondo gli analisti, è stato lo stesso business modello grazie al quale il gruppo ha conquistato il primato mondiale del fotovoltaico, basato su prodotti a bassissimo prezzo per conquistare quote di mercato a dispetto di una drastica riuzione dei margini, conteneva i semi del proprio fallimento.Lunedì il gruppo di Wuxi, nella provincia costiera del Jiangsu, aveva dichiarato che stava prevedendo una riorganizzazione societaria. Nella nottata è invece arrivato l'annuncio della bancarotta.

«Il governo è intervenuto - ha dichiarato alla France Press Liu Weiping, partner di Saphire Capital, società di consulenza attiva nel settore dell'energia solare - e vuole riorganizzare il gruppo e mantenere la produzione». «In passato nessuna società aveva dichiarato l'insolvenza nonostante un'evidente sovracapacità ed enormi livelli di indebitamento», ha commentato Mang Xiangan, direttore della China Renewable Energy Society, un think tank governativo di Pechino: «Ora Suntech ha avviato la sua ristrutturazione. In seguito forse anche altre società inizieranno a rivedere le looro strategie a causa della contrazione del mercato».

La Suntech, assieme alle altre aziende cinesi attive nel settore del fotovoltaico, è stata colpita dai dazi imposti dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea nei mesi scorsi con l'accusa ai produttori cinesi di avere usufruito di sussidi impropri da parte del governo di Pechino. Sulla Suntech gravava poi il debito nei confronti degli obbligazionisti di 541 milioni di dollari, scaduto il 15 marzo scorso.

Giovedì scorso il gruppo aveva dichiarato di «non avere in progetto» di ripagare gli obbligazionisti. La scorsa settimana sia l'amministrazione di Wuxi, sia il Governo centrale cinese, secondo alcune indiscrezioni, avevano negato la possibilità di inserirsi nella vicenda per salvare la Suntech con un'iniezione di liquidità.

Il gruppo era stato al centro negli scorsi anni di una controversa vicenda di falsi bond tedeschi, e a metà del 2012 aveva smesso di presentare i propri dati finanziari, dopo un anno in cui l'azienda aveva registrato continue perdite. L'anno scorso il produttore cinese era finito in un'inchiesta della Procura di Brindisi con il Global Solar Fund (Gsf) – il Fondo creato da Suntech e partecipato all'80%, con sede a Lussemburgo, per investire nel fotovoltaico in Europa – e cinque società consociate del Fondo.

L'accusa è di aver frazionato artificialmente e illegalmente gli impianti fotovoltaici per non superare la soglia di un megawatt di potenza e avere quindi autorizzazioni più rapide per la costruzione. In realtà, secondo le accuse, le centrali al silicio erano state realizzate senza soluzione di continuità, per una produzione di almeno 20 megawatt.

 


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