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Digitalizzazione? Occorre riformare e ri-formare la PA

Pubblicato il 19/07/2021
Digitalizzazione? Occorre riformare e ri-formare la PA

Le strutture dovrebbero essere riviste alla luce delle esigenze di attuazione di programmi, in affiancamento all’erogazione dei servizi essenziali continuativi.

 

Negli ultimi anni e soprattutto negli ultimi mesi la parola digitalizzazione affiancata a Pubblica Amministrazione sta diventando un mantra che rischia di svuotarsi sempre più di significato per lasciare spazio all’evocazione mentre ciò che si dovrebbe nascondere tra le righe di questo mantra è la chiave di volta della digitalizzazione stessa riassumibile in due azioni da programmare ovvero riformare la PA e ri-formare la PA.

Se il gioco di parole può essere più o meno efficace non vi è dubbio che una Nazione in attesa del nuovo rinascimento rappresentato dal PNRR sia anche cosciente dei propri limiti nell’attuazione dei piani e programmi che fino alla pre-pandemia avevano bloccato i fondi e gli investimenti pubblici in fiumi, torrenti e rivoli di incapacità organizzativa ed operativa, oltre che del contenzioso che da queste deriva. È sicuramente un’esperienza vissuta da molti appartenenti alla PA, sulla propria pelle, quella di sentirsi invischiati o travolti dall’inefficienza e dalla difficoltà di portare avanti un proprio progetto, che sia un’opera pubblica, la ristrutturazione di un ufficio o semplicemente la reingegnerizzazione dei procedimenti interni e molto spesso il problema passa dal grave ritardo nella digitalizzazione nonostante si siano fatti i passaggi obbligatori previsti “dall’alto” dei Piani Triennali per l’informatica nella Pubblica Amministrazione promossi dall’Agid.

Quello che nessuno riesce ancora a vedere “in basso” è che lo sforzo messo in campo per digitalizzare i dati dimentica di digitalizzare le persone - e i procedimenti in cui sono coinvolte – soprattutto nelle amministrazioni locali. Ne è riprova il fatto che lo stato di avanzamento della trasformazione digitale monitorato dall’Agid riporta dati relativi all’ANPR, PagoPA, Spid, Fatturazione Elettronica, Fascicolo Sanitario, Open data e alla nomina dei Responsabili della Transizione Digitale (spesso adempimento solo formale quest’ultimo) ma non è ancora monitorato nessun indicatore relativo alla effettiva riforma interna dei processi decisionali e dell’organizzazione delle strutture pubbliche che sia basato sulla digitalizzazione.

La maggior parte delle ristrutturazioni (laddove affrontate) dei servizi e dei processi degli enti locali si sono attuate mediante la dematerializzazione ma sono lungi dall’essere pensati e riformati in senso digitale. E lontana è anche la preparazione del personale che è ancora legato a rigide forme funzionali di concezione degli uffici con competenze e compiti che non sono mai trasversali; quindi la domanda da porsi è: il collega che redige da 30 anni Certificati di Destinazione Urbanistica è pronto ad essere chiamato in causa nella gestione di un’opera pubblica finanziata dal PNRR che ha bisogno di maggiori risorse umane durante la fase di rendicontazione? La risposta di tutti i lettori sarà un secco NO e i motivi della reticenza del collega, che i lettori già conoscono, si racchiude in una triplice affermazione: non è mia competenza, non l’ho mai fatto, nessuno mi ha insegnato a farlo.

Esatto: occorre riformare e ri-formare la PA.

Riformare la PA perché non è organizzata in maniera matriciale ovvero con una flessibilità di impiego del personale che sia compatibile con la gestione dei progetti. Dunque le strutture dovrebbero essere riviste alla luce delle esigenze di attuazione di programmi, in affiancamento all’erogazione dei servizi essenziali continuativi, con il totale superamento del concetto di dotazione organica (ancorché formalmente abbandonato dalla norma) in favore di una visione strategica dell’assetto organizzativo che allochi le risorse umane in maniera dinamica rispetto alle esigenze dei progetti che sono in corso di attuazione.

Ma è altrettanto necessario ri-formare la PA perché le sue risorse umane - ovviamente tolte le eccellenze che già esistono e aumentano con l’ingresso di giovani leve - non sono preparate alla digitalizzazione, non ricevono vera formazione da anni e non sono mai state viste come un patrimonio, al contrario, sono state vissute come un peso ed un costo per la collettività. In termini operativi si ragiona ancora per tipologie di “pratiche” senza la coscienza del procedimento nel suo complesso pertanto non si riesce ad avere contezza del proprio ruolo e di quello degli altri nella gestione e conclusione dello stesso. Nonostante le Linee Guida n. 3 sul RUP fossero state chiare fin da subito sul tipo di formazione che si sarebbe dovuta impartire ai Rup e quindi profondere nelle PA, i principi di project management sono ancora troppo poco diffusi e sono oggetto di formazione solo per una piccolissima percentuale di dipendenti pubblici, sulle applicazioni metodologiche poi, è indubbio che i numeri siano ancora più irrilevanti nel panorama nazionale.

Per concludere e richiamare il PNRR, che invoca per tutte le misure di azione livelli elevati di digitalizzazione, è chiaro che non si potrà prescindere dall’introduzione del Building Information Modelling (BIM) all’interno delle amministrazioni pubbliche nella gestione degli investimenti ma anche in quella del territorio e dell’edilizia - sia produttiva che privata - con la transizione al rilascio di permessi e autorizzazioni completamente BIM based. Una sfida ciclopica rispetto al mondo dell’amata pratica cartacea in cui ancora si rifugiano molti adorabili colleghi. L’utilizzo della metodologia openBIM dovrà traghettare tutti gli attori di questo nuovo rinascimento che ci si appresta a vivere, in un’ottica di condivisione dati e metodologie senza precedenti. Si dovranno rivedere le infrastrutture informatiche, lavorare sull’interoperabilità di tutti i sistemi in uso alle amministrazioni e ai soggetti coinvolti negli investimenti come nei controlli. A livello internazionale buildingSMART (l’autorità no-profit che guida la trasformazione digitale del settore degli asset costruiti mediante adozione di standard e soluzioni aperte a vantaggio di progetti e risorse durante tutto il ciclo di vita) sta lavorando alacremente per coinvolgere, nei 28 Paesi in cui è presente con capitoli nazionali, tutti i settori interessati da questa accelerazione della digitalizzazione.

La pubblica amministrazione non può rimanere indietro perché è chiamata ad essere il volano per gli investimenti, siano essi di natura pubblica quali opere ed infrastrutture che di natura privata, soprattutto produttiva. Si aspettano curiosi i mille di Draghi (si vedrà se con o senza camicetta rossa) ma aldilà dei toni giocosi occorre che tutti i funzionari e dirigenti della PA siano pronti a riformare, ri-formarsi e a digitalizzarsi in quella che è una sfida senza precedenti, senza sconti e senza possibilità di fallire. Bella responsabilità.

 

Intervento di Milena Coccia- Dirigente del Settore Tecnico del Comune di Ortona - apparso nell'ultimo numero de "Il nuovo Giornale dell' UNITEL". Per maggiori informazioni: https://www.unitel.it/notizie/nuovo-giornale-unitel/online-il-nuovo-trimestrale-unitel

 


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