In Italia, dal risultato delle scorse elezioni politiche, è iniziato un vero e proprio cambiamento. Sul piatto ci sono vari argomenti e molti problemi da risolvere che conquistano il mainstream quotidiano: il PNRR ed il PNC, la nuova legge sui contratti pubblici che è in itinere, il caro energia (Gas, Luce e carburanti), l’inflazione dilagante e la difficoltà tangibile del vivere ogni giorno. Indubbiamente, c’è da evidenziare che stiamo diventando sempre più un paese che è "troppo spesso" in campagna elettorale. Si noti che nel 2023 avremo almeno 2 appuntamenti alle urne per le amministrative tra regionali e Comunali. Si noti che nel 2024 avremo ancora elezioni Regionali e Europee senza contare il fatto che il parlamento in questi giorni sembra muoversi verso il ripristino del voto popolare per le Provinciali.
Questa non vuole essere una disamina politica, ma senza alcun’ombra di dubbio i decisori del nostro paese, al netto dello spoil system, per i dirigenti affrontano un momento di altissima complessità che insiste sul quotidiano di ognuno di noi. Dobbiamo prenderne atto.
In particolar modo dobbiamo essere consapevoli che prendere decisioni di ampio respiro che traguardino una strutturazione di scopo, a qualsiasi livello del nostro paese è davvero molto difficile. Tutto ciò che accade dovremmo prenderlo in maniera realistica senza alimentare false speranze, in qualsiasi settore.
La P.A. ha bisogno, soprattutto per gli enti locali, di una riforma radicale e lungimirante altrimenti la “macchina” prima o poi si incepperà. Oggi non bastano più gli sforzi del singolo che pur con spirito di sacrificio e di servizio si adopera affinché le cose non precipitino. Servo altri ingredienti (ad esempio formazione, turnover del personale e strumenti) per governare la complessità. Tutti ingredienti che fino ad oggi non si rintracciano in nessun atto, decisione o legge, ora come allora.
A proposito del PNRR
Dopo la frenetica corsa alla partecipazione ai bandi emanati in attuazione al PNRR cominciano a prendere avvio i procedimenti attuativi degli interventi ammessi a finanziamento . Se già in regime ordinario non era affatto semplice gestire le procedure di realizzazione di opere pubbliche, il nuovo scenario delineato dal piano di ripresa e resilienza non aiuta affatto e complica ancor di più, se possibile , il raggiungimento degli obiettivi .
Potremmo soffermarci sui mille dettagli, sulle innumerevoli sfaccettature della prassi attuativa ma , oltre che defatigante, risulterebbe di ben scarsa utilità per gli addetti al settore che ben hanno coscienza di cosa parliamo.
La questione nodale e dirimente è lo stato generale di incertezza generato dal continuo work in progress della gestione del Piano dove la chiarezza di certo non brilla:
E potremmo continuare…..
Già , il ReGiS: gli operatori del Settore sanno bene di cosa parliamo. Su alcuni articoli apparsi sulla stampa nei giorni scorsi veniva ventilata la notizia che questo strumento avrebbe addirittura supportato i Sindaci negli adempimenti legati al PNRR. Verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere!
Se c’è una cosa che il ReGiS non fa è proprio quella di dare supporto, di aiutare a gestire : sicuramente aiuterà i soggetti deputati al controllo per i quali è stato pensato , ma non aiuta certo gli operatori , quelli chiamati a trasformare i progetti in interventi realizzati.
I Sindaci, che probabilmente non sanno cos’è il ReGiS, forse ci hanno creduto. Ho notizia, ancora oggi, di colleghi che hanno difficoltà anche nel solo profilarsi per accedere alla piattaforma.
Ai Sindaci probabilmente sfugge che a questo sistema sono agganciate le erogazioni dei finanziamenti, con automatismi che rischiano di mettere in crisi i procedimenti ed i finanziamenti anche per meri errori materiali o per mancati aggiornamenti della piattaforma.
E’ uno strumento di monitoraggio e controllo, null’altro di più, dove tanti controllano l’operato di pochi tecnici che alimentano la piattaforma con le informazioni. Dove sono i tanti ventilati tecnici a supporto di tale macchina?
Qualcuno dirà: avete paura di essere controllati? Assolutamente no perché è dalla riforma Merloni del 1994 che siamo abituati a questo. Semplicemente questa nuova piattaforma si pone come ulteriore onere burocratico che non sostituisce le precedenti in uso che, per un verso o per un altro, devono essere comunque alimentate .
Quindi burocrazia su burocrazia, e adempimenti addirittura duplicati ed a volte triplicati. Penso di ricordare l’esistenza di un principio contenuto nella Legge 241 del 1990 (e nelle modifiche successive) che inibisce gli appesantimenti dei procedimenti. In questo ambito esiste poi una norma di diritto positivo del Codice degli Appalti pubblici dove questo principio è sancito in modo lapidario (cfr. Art. 29, comma 4 , del Decr. Leg.vo n° 50/2016 e s.m.i.). Sano principio, ma si sa, le regole valgono sempre per gli altri!
Articolo di Claudio Esposito e Antonio Ortenzi - rispettivamente Presidente UNITEL e Direttore Responsabile della testata giornalistica - apparso nell'ultimo numero de "Il Nuovo Giornale dell'UNITEL".
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