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Decidere senza paura: alla ricerca di una nuova stagione per tecnici, dirigenti e funzionari degli enti locali

Pubblicato il 19/11/2025
Pubblicato in: Pubblica Amministrazione
Decidere senza paura: alla ricerca di una nuova stagione per tecnici, dirigenti e funzionari degli enti locali

“Un viaggio dentro le ragioni della “paura della firma”, tra responsabilità, controlli e nuove sfide operative, per capire come restituire a tecnici, dirigenti e funzionari degli enti locali serenità decisionale, efficienza amministrativa e fiducia nel proprio ruolo.»

di Dott. Giulio Eleuteri

La responsabilità amministrativa è da sempre uno dei terreni più delicati per chi lavora negli enti locali. Ogni giorno tecnici, dirigenti e funzionari prendono decisioni che incidono sul denaro pubblico, sui servizi ai cittadini e sulla realizzazione di opere fondamentali per i territori. Eppure, nonostante il grande impegno che caratterizza la macchina amministrativa locale, da anni si registra un fenomeno diventato quasi proverbiale: la “paura della firma”. Un freno silenzioso, più psicologico che normativo, che porta molti operatori a muoversi con estrema prudenza, a rinviare decisioni o a cercare un paracadute prima di assumersi una responsabilità.

Questo articolo prende le mosse da una tesi da me sviluppata a riguardo che ha approfondito proprio le cause, gli effetti e le possibili soluzioni a questo clima di incertezza. La radice del problema non è una sola. Il sistema di responsabilità della Pubblica Amministrazione italiana si è costruito nel corso di più di un secolo, passando da modelli molto rigidi a strutture più moderne, con l’obiettivo di tutelare l’erario e garantire legalità. Tuttavia, nel tentativo di perfezionare i controlli, sono aumentate le aree di potenziale rischio per chi firma atti e provvedimenti. Oggi chi opera in un ente locale deve tenere insieme una pluralità di responsabilità: civile, penale, disciplinare, dirigenziale e soprattutto amministrativo-contabile. Ed è proprio quest’ultima a generare le maggiori preoccupazioni.

Negli anni la nozione di “danno erariale” si è ampliata: non riguarda più soltanto l’indebito utilizzo  di denaro pubblico, ma anche la mancata concorrenza, la cattiva gestione, i disservizi, la lesione dell’immagine dell’ente. È comprensibile, quindi, che chi deve firmare un affidamento, un progetto, una perizia o un atto di gestione percepisca un rischio significativo. Il confine fra errore scusabile e colpa grave non è sempre semplice da individuare. Ne deriva un comportamento spesso difensivo: si aumenta la documentazione, si raddoppiano i controlli, si chiede un parere in più e, nei casi peggiori, si sceglie di non firmare o di non decidere. Si arriva a firmare atti formalmente ineccepibili ma sostanzialmente inefficaci. Una situazione che rallenta procedure, appalti, programmazione e investimenti.

La “burocrazia difensiva”, però, non è un problema astratto: ricade direttamente sulla qualità dei servizi ai cittadini e sulla capacità degli enti di cogliere le opportunità di finanziamento. È particolarmente evidente negli anni del PNRR, in cui ai comuni è stato chiesto di attuare progetti complessi, con scadenze strette e una mole di adempimenti mai vista. Molti tecnici hanno lavorato con dedizione straordinaria, ma la pressione generata dal rischio di responsabilità ha inevitabilmente inciso sulla serenità operativa.

Negli ultimi tempi il legislatore ha provato a intervenire per alleggerire questo peso. La colpa lieve è stata esclusa, la responsabilità è stata limitata ai soli casi di colpa grave, e in ambiti specifici – come la gestione dei fondi del PNRR – si è arrivati a circoscrivere la responsabilità al solo dolo. La giurisprudenza ha chiarito più volte che le scelte discrezionali ragionevoli non devono essere sindacate come danno erariale. Eppure, queste garanzie non sono bastate a dissipare del tutto l’incertezza percepita dagli operatori.

In questo contesto si colloca il dibattito attuale sul disegno di legge Foti, che, in attesa di essere  calendarizzato al Senato, propone un ulteriore passo: nella proposta iniziale limitava la responsabilità amministrativa esclusivamente ai casi di dolo e, dopo la discussione alla Camera dei Deputati, reintroduce la colpa grave ma cercando di tipizzarla in modo da permettere a chi opera di avere ben chiari i confini entro cui potersi muovere. I sostenitori di questa proposta ritengono che sarebbe un modo per sbloccare la capacità decisionale degli enti, ridurre il contenzioso e favorire un’amministrazione più coraggiosa e veloce. I critici, invece, temono che una riforma troppo ampia possa ridurre la tutela del patrimonio pubblico e creare zone d’ombra nei controlli, anche in considerazione del fatto che la proposta al Senato contiene anche una delega al Governo per una revisione sia strutturale che operativa della Corte dei Conti cui l’art. 103 Cost. affida la giurisdizione esclusiva in materia di contabilità pubblica

Questo confronto mette in luce un nodo fondamentale: la paura della firma non è solo un tema giuridico, ma anche organizzativo e culturale. Un tecnico che lavora in un ufficio sotto organico, con strumenti limitati e carichi di lavoro crescenti, percepisce più facilmente il peso della responsabilità. La soluzione, quindi, non può essere solo normativa. Occorre investire sulla formazione continua, rafforzare gli uffici tecnici, migliorare l’istruttoria degli atti, sviluppare modelli organizzativi che distribuiscano equamente i rischi e valorizzino il lavoro di squadra.

C’è anche un tema di fiducia: fiducia dell’amministrazione nei propri funzionari, fiducia dei funzionari nella chiarezza delle regole e fiducia dei cittadini nella capacità della PA di agire con tempestività e correttezza. Se questa fiducia viene meno, la macchina si inceppa. Viceversa, quando i tecnici si sentono tutelati e supportati, la qualità dell’azione amministrativa cresce rapidamente.

Il confronto con altri Paesi europei mostra che è possibile costruire sistemi equilibrati: controlli rigorosi, ma decisioni rapide; responsabilità chiare, ma non punitive; trasparenza, ma senza paralisi. L’Italia, e in particolare gli enti locali, possono muoversi in questa direzione. Superare la paura della firma non significa “deregolamentare”, ma creare un contesto in cui chi lavora nella PA possa agire senza temere che ogni scelta si trasformi in un rischio personale.

Gli enti locali hanno un ruolo strategico per il Paese: realizzano opere, gestiscono servizi, attuano politiche pubbliche che toccano la vita quotidiana delle comunità. Per farlo al meglio, serve una nuova stagione di fiducia e di supporto ai tecnici pubblici. Una stagione in cui responsabilità e serenità professionale non siano in contrapposizione, ma parti di un equilibrio virtuoso. Una stagione in cui la firma torni a essere ciò che dovrebbe essere: non un salto nel buio, ma un atto di professionalità e servizio verso la collettività.


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