Ho predisposto un progetto di adeguamento di un piccolo alloggio con annesso laboratorio di parrucchiera, il fabbricato a suo tempo, nel 1973, è stato costruito con un bagno unico, che funzionava come servizio per l’attività di parrucchiera e per l’abitazione della stessa titolare dell’attività. Ho previsto l’adeguamento prevedendo un nuovo servizio igienico minimale uso spogliatoio per gli addetti all’attività di parrucchiera (madre e figlia) e separato il bagno esistente da destinare allo sola residenza. Per l’ASL la soluzione adottata va bene, il responsabile dell’ufficio tecnico comunale di ..., da circa un mese variato a seguito dell’
assenza per maternità della precedente titolare, mi contesta tale soluzione chiedendomi un bagno per tutti gli utenti dell’attività accessibile ai disabili, arrivando a ipotizzare un secondo bagno per gli addetti che sono in numero di due, madre e figlia. Tutto ciò partendo dal presupposto che l’attività di parrucchiera per donne è da considerare negozio aperto al pubblico, cosa che al sottoscritto non risulta, essenso l’attività di cui sopra a tutti gli effetti artigianale. La precedente responsabile dell’area tecnica non aveva mai sollevato problemi di sorte in casi analoghi.
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