Rispetto all’univocità dei numeri che ci hanno insegnato sin dalle elementari, giunti alla maggiore età si scopre che ve ne sono di buoni per ogni occasione, tutti con una propria dignità, certamente, soprattutto in questa contemporaneità dove i valori sono mutevoli, e la comunicazione, il gossip, la “passata” televisiva ormai prevalgono sulla banale semplicità della matematica, dove un risparmio è dovuto non sempre al segno meno, un costo al più.
Così la parola d’ordine di questi giorni, la riduzione della spesa, per lo spirito civico che ingenuamente manteniamo, nel nostro immaginario pensavamo portasse a provvedimenti che, nell’immediato ed a regime, con il contributo ed il sacrificio di tutti, avrebbero contribuito a ridurre sostanzialmente sprechi, utilizzare al meglio risorse, permettere strategie di programmazione per un utilizzo trasparente del denaro pubblico.
Lunedì 21 luglio, Camera dei Deputati; approvato, con il ricorso alla fiducia, il cosiddetto maxi emendamento al Decreto legge 112 ( www.camera.it cercare “DDL 1386-A”): l’equilibrio dei nostri conti è cosa fatta, e, ad adiuvandum, inseriamo anche un articolo dell’ultimora, un bel 60bis dal titolo impegnativo: “ Ulteriori misure di riduzione della spesa e abolizione della quota di partecipazione al costo per le prestazioni di assistenza specialistica”.
Una declaratoria condivisibile: abbattere le spese ed impegnare le risorse per il welfare, come inizio non è male!
Però siamo mediterranei ed un po’ levantini, abbiamo il vizio di essere capziosi e così leggiamo anche il dispositivo dell’articolo, e ve lo propiniamo, pro bono pacis ( e carognescamente per quello che a noi preme..) limitatamente al comma 8: “ A decorrere dal 1° gennaio 2009, la percentuale prevista dall′articolo 92, comma 5, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, è destinata nella misura dello 0,5 per cento alle finalità di cui alla medesima disposizione e, nella misura dell′1,5 per cento, è versata ad apposito capitolo dell′entrata del bilancio dello Stato. “
Facciamo gli esegeti, visto che siamo nel paese degli interpreti, e traduciamo liberamente: a quei paraventi dei tecnici della pubblica amministrazione, che oltre ad aver la pancia piena del proprio ricco stipendio, per redigere e firmare in prima persona progetti, collaudi, atti di direzione lavori e di programmazione, procedure per la sicurezza e per il project management e tutto quello che c’e’ sotto le stelle per giungere dall’esigenza di un opera alla consegna delle chiavi al fruitore, pretendevano il 2% (al lordo di tassazione ed oneri riflessi) sul costo dell’opera, da dividere con tutti i collaboratori, portiamo la dazione allo 0,5% ed il resto lo diamo ai poverelli.
Così, tanto per non prendere di vista i numeri, per un collaudo statico di un’opera poniamo da 200.000 euro, il malnato, a fronte di risibili responsabilità penali, sgraffignerebbe al 31.12.2008, per la sua quota parte, non meno di 250 euro lordi, insomma toglie al poverello di cui sopra almeno tre banconote da 50 euro al netto!
Giustizia è fatta, gliene daremo € 37,50, tanto i solai reggono sempre!
Il problema è che, mentre il nostro tecnico è impegnato a provare a Monza la sua nuova Aston Martin, interni in pelle, il poverello pensa che almeno i 112,50 euro siano destinati a lui, e sin qui la matematica impegnerebbe solo l’aritmetica.
Ma il legislatore non ha considerato che dal ’78, grazie a Basaglia, i manicomi sono chiusi e così il furbo tecnico pubblico, non potendo essere ricoverato coattivamente, restando nel proprio ufficio, casomai in un piccolo comune dove è solo, come nell’80% dei casi, e, per dovere (parola stonata in questo contesto), porta avanti l’attività operativa.
Quanto sopra nell’ottica di prendere anche quella piccola incentivazione del 2%, che era il discrimine per uno sforzo straordinario, per assumersi ulteriori responsabilità, per convivere con Gip,Gup, marescialli e Upg vari: ora chi glielo fa fare? Se non è totalmente ebete si limiterà a fare l’ordinario, riservandosi di affidare all’esterno, come la Legge permette, l’attività di progettazione e quisquilie connesse.
Così chiudiamo il mistero sui numeri: l’emendamento dice che pagheremo meno la progettazione interna, l’abbattiamo ben del 75%, però quel collaudino da 150 euro, affidato con ogni legittimità all’Ing. De Calculis, stimato professionista, costerà al poverello, sempre in attesa dei 112,50 euro (vince il segno -), non meno di 2.000 euro più iva, e questo giusto per non spaventarlo, perché se passiamo ad opere milionarie…..(segno ++++).
Riservandoci un tono più asettico ed analisi documentali dopo un attento esame delle motivazioni del provvedimento, non possiamo che rilevare che ci si trova di fronte o ad evidente ipocrisia, ipotesi forse più accettabile, o peggio all’aver affidato le sorti della nostra convivenza civica a qualche apprendista stregone.
Operatori estemporanei che, senza avere la minima conoscenza dei settori nei si quali mettono le mani, procurano danni incalcolabili non solo alle casse dello Stato, ma anche alla crescita di intere categorie di professionisti della pubblica amministrazione, alla credibilità dei numeri, alla qualità del “prodotto” della P.A. che, almeno nel nostro settore, segue le medesime regole, criticità e difficoltà responsabilizzante del settore privato: Unitel dice, senza corporativismo,cittadini attenti, bollino rosso per voi piu’ che per noi, segno + al quadrato!
Auspichiamo che il brutto colpo di calore che ha colpito qualche zelante consigliere del Ministro alla Camera possa passare in fretta e che, nel passaggio al Senato, il bis non richiesto scompaia all’inglese, visto che ci dovremmo trovare nel piu’ alto consesso repubblicano e non in un teatrino di quart’ordine!
Noi ci adopereremo per questo a garanzia delle nostre Comunità.
Bernardino Primiani – presidente nazionale UNITEL
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