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I NUOVI concorsi nella pubblica amministrazione: riflessioni

Pubblicato il 17/05/2023
Pubblicato in: Pubblico Impiego
I NUOVI concorsi nella pubblica amministrazione: riflessioni

È recente la notizia apparsa su vari siti di informazione (https://www.fanpage.it/milano/posto-fisso-in-comune-a-1400-euro-al-mese-il-concorso-pubblico-e-un-flop/) relativa ad un comune del comasco che, nonostante avesse bandito un concorso per l’assunzione di personale, non è riuscito a coprire ben due posti di geometra presso il proprio ufficio tecnico.

Dalla stampa si apprende che il fallimento sarebbe causato dalla scarsità di iscritti al concorso, dai candidati che non si presentano alle prove, e dal fatto che – dei candidati che si sono presentati – nessuno sarebbe riuscito a superare nemmeno la prima prova. Insomma, un vero e proprio disastro.

La storia raccontata arriva dal nord-ovest del paese, ma è solo l’ultima di tante altre storie che ciclicamente si ripetono sulla difficoltà dei comuni a reperire personale tecnico. Infatti, quello che è accaduto nel comasco sta accadendo in molti altri comuni, senza distinzione geografica.

La notizia è tale perché l’accesso alle posizioni lavorative proposte garantisce il “mito” del posto fisso, con un orario ridotto rispetto al lavoro privato e con un’entrata economica certa, che può garantire ad esempio l’accesso al credito bancario. Quindi, secondo l’opinione pubblica, la posizione richiesta dovrebbe essere appetibile proprio perché avrebbe tutte le caratteristiche per garantire un lavoro che – tutto sommato – non risulterebbe poi così impegnativo.

E se fosse proprio questa scarsa considerazione che l’opinione pubblica ha della professionalità interne agli enti locali il vero motivo dell’esito spesso disastroso dei concorsi per i profili tecnici? È infatti troppo facile incolpare i candidati per la scarsa preparazione, per sottovalutare le prove d’esame, o ancora per pensare che le commissioni d’esame dei concorsi siano composte da emuli di Checco Zalone alla ricerca del solo stipendio facile.

Crediamo davvero che gli unici motivi per cui un diplomato o laureato dovrebbe puntare ad entrare nella pubblica amministrazione siano soltanto l’orario ridotto ed uno stipendio fisso? Perché se continuiamo a pensare questo, diamo adito a chi sostiene che le professionalità presenti negli enti pubblici siano di scarso valore, cosa che non corrisponde alla verità.

Solo chi lavora negli enti pubblici, e in particolare in realtà come i comuni, conosce le professionalità necessarie per affrontare questo lavoro, che non sono esclusivamente tecniche ma che spesso trascendono nell’ambito giuridico, costringendoci spesso a svolgere anche il lavoro di un legale. Solo chi opera all’interno di un ufficio tecnico conosce la soddisfazione di vedere un’opera pubblica realizzata, dopo essersi scervellato su norme, delibere, bandi, capitolati e stati di avanzamento lavori. Soltanto chi conosce cosa significa pianificare il recupero di un’area dismessa ha chiara la soddisfazione di vedere un pezzo del proprio territorio recuperato alla vita pubblica. E potremmo continuare raccontando tutte le soddisfazioni che può dare il lavoro all’interno dell’area tecnica di un ente locale.

E allora, se vogliamo che i partecipanti ad un concorso prendano seriamente ciò che andranno ad affrontare, dobbiamo essere in grado di far comprendere all’opinione pubblica, quella che sa vedere solo il posto fisso e l’accesso al mutuo facile, che lavorare per la res publica è spesso più professionalizzante e stimolante che lavorare in ambito privato, che il tecnico comunale possiede molteplici competenze, che dietro le tante responsabilità che si celano nel lavoro pubblico ci sono altrettante soddisfazioni che solo una professione come questa può dare.

Oppure possiamo continuare a raccontarci che nessuno vuole accedere ai concorsi per profili tecnici perché sarebbe più allettante il settore privato, facendo il gioco di chi non intende valorizzare le professionalità presenti negli enti locali e non vuole affrontare il vero ed unico tema sul quale sarebbe necessario discutere, ovvero il riconoscimento di una retribuzione adeguata alle responsabilità ed alle elevate competenze necessarie per operare all’interno di un ufficio tecnico.

E per fare questo, servono tecnici comunali preparati, seri ed appassionati del proprio lavoro – come lo sono gran parte dei tecnici comunali – che siano pronti a “fare rete” e a far valere le proprie posizioni. E tecnici comunali non si nasce, ma si diventa partecipando ai tanto vituperati concorsi con serietà e desiderio di ottenere un lavoro che non è un ripiego, ma una vera e propria professione.

 

Alessandro LIMIDO

Consigliere nazionale UNITEL


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