Editoriale di Bernardino Primiani - Presidente nazionale UNITEL
A conclusione del bel Congresso di Cosenza, di fronte ad una sala ancora gremita nel tardo pomeriggio, composta di Colleghi attenti e propositivi, sono state anticipate dal Presidente Nazionale le linee emerse nel corso del dibattito e che formeranno la struttura del documento conclusivo dell’Unitel che verrà sottoposto alle Istituzioni ed ai protagonisti del settore. Riportiamo l’intervento finale di Primiani.
I Tecnici del settore pubblico di Unitel intendono contribuire ad individuare le competenze-chiave che la Pubblica Amministrazione debba tenere per sé e potenziare per realizzare opere pubbliche di qualità. Cinque sono, a nostro avviso, quelle fondamentali: Regolazione, Pianificazione, il Responsabile del procedimento (Rup), la Direzione lavori, infine la Vigilanza.
La prima e l’ultima sono funzioni generali del sistema, mentre le tre centrali appartengono alla singola amministrazione o stazione appaltante. La Regolazione andrebbe rafforzata contemporaneamente ad un robusto processo di delegificazione.
È una proposta non nuova per questa Associazione : servono meno di un terzo dei 600 articoli che oggi connotano il codice degli appalti ed il regolamento.
Serve invece il potenziamento della regolazione affidata all’Autorità Nazionale Anticorruzione attraverso l’emanazione di linee-guida, interpretazione delle norme, bandi-tipo, assistenza tecnica alle amministrazioni, valutazione di stazioni appaltanti e imprese sulla base dei risultati. Un grave deterioramento del mercato dei lavori pubblici si è avuto quando, negli anni ‘80, è venuto meno il potere di interpretazione delle norme da parte del ministero dei Lavori pubblici in seguito alla legislazione concorrente delle Regioni, che quel potere ha eroso. Ricostituirlo oggi in capo a un soggetto nazionale è fondamentale per evitare spezzatini territoriali ed una certa “anarchia” interpretativa che costituisce il brodo di coltura di corruzione e sprechi.
La pianificazione va fortemente potenziata, e soprattutto deve cambiare l’idea di utilità dell’opera. Riteniamo che il Ministero della Economia e Finanza stia lavorando molto bene, proponendo l’introduzione di strumenti a standard internazionale, come l’analisi costi-benefici, per valutare l’utilità di un’opera. Il Responsabile del procedimento (RP) è una figura della stazione appaltante sottovalutata che deve diventare sostanzialmente centrale; il dirigente tecnico che prende in carico l’opera deve avere i mezzi e la forza necessari per portarla avanti nel rispetto delle regole, ma anche per difenderla da interessi impropri.
Il relativo lavoro deve essere valutato dalla capacità di dare attuazione alla pianificazione come anche dalla capacità di rispettare costi e tempi (utili sarebbero incentivi in questo senso).
Stesso discorso vale per la direzione dei lavori, che è la figura operativa della Pa nell’esecuzione del contratto. Per inciso riteniamo che il recepimento delle tre direttive comunitarie accompagnato dalla rivisitazione di tutto il codice dei contratti potrebbe essere un momento di riflessione anche per quanto concerne gli obblighi assicurativi delle Stazioni Appaltanti nei confronti dei propri dipendenti tecnici; le norme attuali sono infatti molto molto limitative sia per quanto riguarda le figure assicurate, solo i progettisti e i verificatori, sia per le clausole delle polizze che risultano essere ancora condizionate dagli schemi tipo del 2004.
Azzardiamo l’ipotesi che estendere la polizza di responsabilità civile terzi degli Enti anche nei confronti di tutti i soggetti coinvolti negli appalti, oltre a non rappresentare un costo aggiuntivo insostenibile,, potrebbe invece diventare un rafforzamento psicologico nei delicati, e nuovi compiti (vedi bozza di Legge Delega) che spetteranno ai tecnici nel futuro. Ferma ovviamente la facoltà di ogni dipendente di assicurarsi per proprio conto per i danni erariali eventualmente riconosciuti dalla Corte dei Conti.
Il Responsabile dell’Ufficio di direzione dei lavori deve essere il custode dell’esecuzione fedele del progetto al fine ridurre gli scostamenti dal progetto in termini di varianti per errori progettuali. Ovviamente questo sarà possibile solo qualora il progetto esecutivo che gli viene affidato sia di adeguata qualità.
Siamo certi che debba comunque finire subito la degenerazione della cd. “legge obiettivo” che affida la direzione lavori al general contractor. Infine, la Vigilanza che si articola su più livelli, da quello interno all’amministrazione (collaudo), a quella dell’Anac, della Corte dei conti, a quella della magistratura penale per i fenomeni patologici di corruzione o di turbative d’asta.
Questi presidi debbono restare, ma l’auspicio è che il potenziamento delle verifiche di qualità a monte riduca a valle la necessità di interventi repressivi per violazione delle regole. Solo così il mercato potrà tornare a funzionare, le opere a essere utili, i cittadini ad apprezzare il risultato del processo di management dell’intervento pubblico.
Auspichiamo infine che cresca la vigilanza lasciata direttamente ai cittadini attraverso gli open data (dati aperti) che sempre più stanno contribuendo e devono contribuire a rendere trasparente l’azione della Pa. Nelle opere pubbliche è importante rafforzare le norme del codice dei contratti che rendono disponibili in tempo reale tutte le informazioni che non siano strettamente riservate.
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