Editoriale di Gianfilippo Lo Masto - Consigliere UNITEL
Mi piace riportarvi alla memoria i versi finali di questo episodio della “Guerra del Peloponneso” di Tucidide, magistralmente riletto di recente in teatro e su “La Effe” in tv da Alessandro Baricco (su You Tube , v. “Palladium lectures – Sulla giustizia).
Lo stratega del potente corpo di spedizione ateniese, dopo avere imposto la resa incondizionata alla piccola isola non allineata di Melo, commenta, alla chiusura dei colloqui degli ambasciatori, la risposta della coraggiosa colonia spartana che spera nella pace, ovvero di riuscire a resistere: “… e gli ateniesi, mettendo fine al colloquio, dissero «A quanto pare voi siete i soli a considerare i beni futuri come più evidenti di quelli che avete davanti agli occhi; mentre con il desiderio voi vedete tradotto già in realtà ciò che è ancora incerto ed oscuro.
Orbene, poiché vi siete affidati alla fortuna ed alla speranza, ed in essi avete riposto tutto, tutto perderete!»”. Al di là della bellezza dei versi, come commenta Baricco, sin da duemila anni addietro con questo famoso dialogo viene cristallizzata la logica ancestrale della impotenza della giustizia, come dice lo scrittore, rispetto al prevalere della “giustezza”, ovvero delle convenienze di chi abbia forza e potere, e le usi a proprio esclusivo beneficio.
Stimo che ci siamo tutti sentiti come i Melii nella passata estate, quando a più mandate il potere legislativo del nostro Paese ha deciso, in maniera di volta in volta capziosa, disinformata, violenta e, mi riferisco alla Ministra di riferimento, anche offensiva, che con un “tratto di penna” tutti i tecnici pubblici dovevano essere depauperati degli incentivi per le responsabilità di progettazione, in quanto gravemente nocivi per la salute (delle pubbliche finanze..).
La immediata reazione di Unitel dal momento delle indiscrezioni in sede CdM (avvistamento della flotta nemica) sino alla promulgazione del decreto (attacco finale) ha come sapete limitato i danni. Appelli, moral suasion, lettere pubbliche e raccolte di migliaia firme per ben due volte, sotto la instancabile azione propulsiva del presidente Primiani, ci hanno portato a soffrire “solo” la decurtazione del 20% dell’incentivo alla progettazione e la abolizione totale del riconoscimento indennitario per coloro che pianificano.
Penso abbiate seguito tutti l’evolversi della vicenda, della quale il nostro sito vi tiene puntualmente informati, e potuto constatare come ancora una volta i nostri toni siano stati pacati, professionali, direi scientifici, ed assolutamente poco rivendicativi, nella ostinata ambizione di fare capire ai nostri interlocutori, un po’ come i nostri amici Melii, principi e prospettive piuttosto che convenienze di bottega.
Eppure tocca constatare che ripetutamente dal 2008 i governi che si alternano mantengono l’unica invariante di rappresentare uno dei pochi aspetti di professionalità nel lavoro pubblico come il padre di tutti i mali, a dispetto dei risultati e dei risparmi! Personalmente sono anche convinto che la spinta principale della incredibile costanza nell’attentare alla nostra professionalità non provenga da ambiti confindustriali e libero professionali, ma forse da chi per mission ci dovrebbe tutelare, ma non vado oltre, ho famiglia…
Eppure, se vi fosse lungimiranza, ritengo non si dovrebbe tendere, come avviene di fatto, a denigrarci per trascinarci un basso, ma piuttosto a studiare la nostra specialità quale esempio per la valutazione, il raggiungimento di obiettivi tangibili, la responsabilizzazione e professionalità di coloro che lavorano nel pubblico, sì da superare archetipi ottocenteschi e da comunismo reale.
Vi rimando, per i contenuti sostanziali, alla lettera conclusiva della nostra Presidenza dopo la approvazione della Legge di conversione del decreto (vedi sul sito): si prefigurano le azioni e le motivazioni della nostra Comunità, ma non Vi nascondo che ho la netta percezione che dovremo lottare e subire ancora molto, e così mi associo senz’altro all’appello di Primiani di dare forza ed ulteriore autorevolezza ad Unitel.
A proposito, per chi non abbia tempo di rileggere l’esito della storia che ho ricordato sopra, riporto che: “ …(Melo) stretta da un assedio molto rigoroso, ed essendosi anche inoltrato il tradimento, si arrese senza condizione agli ateniesi. Questi passarono per le armi tutti gli adulti e resero schiavi i fanciulli e le donne; quindi occuparono essi stessi l’isola e più tardi vi mandarono i loro coloni”.
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