Considerazioni a margine del Congresso Nazionale
EDITORIALE di Gianfilippo Lo Masto
Sembra ormai ripetitivo tessere gli elogi del Presidente e del Segretario (che speriamo, quest’ultimo, di avere ancora fra noi in autunno, dopo la traversata del Molise compiuta a piedi in agosto!), che una volta di più sono riusciti ad organizzare con pochi altri soci un evento come Montesilvano 2013, con più di 300 persone a congresso in periodo pressoché estivo.
Einstein diceva che il genio è all’uno per cento stato di grazia, per il restante sudore.
Per quello che in redazione abbiamo potuto verificare, attraverso il modesto contributo fornito per l’appuntamento, di sudore, in senso fisico e figurato, ne è stato profuso molto, e forse i soci tutti si dovrebbero interrogare riguardo ai carichi di lavoro che attribuiamo a colleghi delegati alle cariche associative.
Fatta questa doverosa premessa, vi invito a leggere con attenzione la relazione di apertura del Congresso riportata in questo numero, quindi ritengo utile condividere alcuni “appunti di viaggio” relativi allo svolgimento dell’incontro svoltosi in Abruzzo, per capire se certe personali impressioni siano condivise dai Lettori. La prima considerazione è di tipo emotivo.
Ho colto l’effettivo interesse di colleghi e rappresentanti del nostro settore riguardo ad un momento di aggregazione e di dibattito collocato, certo, ad un livello alto, ma sviluppato riguardo situazioni pratiche e, soprattutto, nell’ottica del problem solving e senza gerarchia di ruoli. Altra notazione interessante: si respira una atmosfera di saturazione ed insofferenza.
Rispetto al paziente, ed a volte rassegnato, adattamento di tutti noi alla continua crescita di adempimenti e procedure, spesso pletorici, mi sembra inizi a serpeggiare un sentimento di consapevolezza che il giochino del bastone (“adattati in qualche modo che se no ne rispondi personalmente”) risulti ormai un disco rotto.
È chiaro che ormai si confligge con gli interessi dei cittadini da tutelare, che sempre più spesso vedono compressi i propri diritti e le aspettative per l’obbligo di rispettare vieti formalismi burocratici.
Quanto detto mi fornisce peraltro un assist per riportare la lucida affermazione regalatami dal caro prof. Karrer, prima del suo intervento, che ha confermato i miei dubbi, indicando che: “Si è passati dalla regola d’arte al rispetto della regola”. E, trattando di professori della Facoltà di Architettura di Roma, mi è tornata alla mente la provocazione anni ’80 di Maurizio Sacripanti, che soleva dire agli studenti: “Le leggi sono per i cretini!”; confido che il senso sia chiaro …
Non a caso per la prima volta ho notato che nel tono come nel backstage e nella postura facciale (roba da “Lie to me”, per gli amanti di Tim Roth!), anche i relatori istituzionali, dell’AVCP come ministeriali, mostravano un chiaro imbarazzo nel rappresentare le “ultim’ora” normative; insomma scommetterei che, su gran parte di quel che veniva illustrato, loro stessi fossero assai critici, azzarderei ironici. Siamo ben consci che molti tengono famiglia, e pertanto il sistema deve garantire la pagnotta a formatori, case editrici e di software, esperti e consulenti, e forse anche a qualche magistrato (…compresi quelli che hanno bocciato la norma sul contributo di solidarietà per le pensioni d’oro).
Se però, come si dice, il diavolo sta nei dettagli, intuisco oniricamente che le sensazioni in libertà che vi ho riportato possano rappresentare un piccolo segnale e prefigurare indirizzi per il futuro.
In fondo se vogliamo ben leggere fra le righe, interpretando i passaggi finali della prolusione di Primiani, colgo delle conferme a queste mie sensazioni: se volete chiamatela fascinazione verso l’inadeguatezza, sono disponibile a sfatare il tabù della tuttologia.
A forza di concentrarsi sulle cornicette, si corre il pericolo di non badare al contenuto del foglio come di arrivare ad eleganti soluzioni tecnocratiche, sul tipo degli adempimenti economici imposti nel 2012 alla Grecia, tanto per invadere il campo economico. Forse è il tempo che, in qualche elegante pensatoio capitolino, si considerasse che in ogni ufficio tecnico della Repubblica vi sono degli opliti impolverati e non dei Robocop! Kalimèra, e buon rientro dalle vacanze.
Arch. Gianfilippo Lo Masto
Consigliere nazionale Unitel
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