di Raffaele Di Marcello - Direttore Nuovo Giornale dell'UNITEL
C'era una volta (iniziano così le favole, anche quelle senza lieto fine) un asino che con il suo padrone saliva ogni giorno su per la montagna a raccogliere il legname.
Un giorno come tanti altri, raggiunta la cima il padrone iniziò a raccogliere la legna e la caricò sull'asino. Quel giorno però decise di scendere da un sentiero di montagna che non frequentava spesso. Percorrendo il tragitto trovò a terra un pezzo di legno e decise di aggiungerlo al carico dell'asino, pensando che un solo piccolo pezzo non potesse fare tanta differenza.
Scendendo verso valle, trovò nuovamente altri pezzi di legno isolati, che ogni ogni volta raccoglieva e aggiungeva al carico del povero Asino, pensando ogni volta che un poco di legna in più non potesse nuocere all'asino. Fino a quando l'asino, esausto, crollò a terra a causa dell'eccessivo peso.
E morì.
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Così accade ai tecnici dei Comuni, gravati ogni giorno da nuove incombenze, spesso delegate da leggi regionali o nazionali, costretti a barcamenarsi tra codici, normative contraddittorie, pareri, sentenze, direttive varie.
E a poco valgono le iniziative prese dall'alto, gli spot pubblicitari sul "posto fisso - posto figo"; i tirocini formativi per le le giovani leve che, a seguito di un curriculum studiorum brillantissimo, dovrebbero gioire di tre anni di precariato presso gli Enti Locali rinunciando, magari, a posizioni presso società private; i super-funzionari strapagati... per risolvere i tanti, troppi, problemi degli enti locali servono due cose: personale e soldi, e magari un pubblico riconoscimento del ruolo dei dipendenti pubblici.
Altrimenti si rischia che, un "bastoncino" alla volta, l'asino crolli... e muoia, e con esso muoia la pubblica amministrazione.
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